I VARCHI DI GAZUGHI

I varchi da 1 a 10  

 
 
2ª serie
da 11 a 20 
 
20 UN PUNTO FERMO
 
 
A volte le parole possono Essere superflue e Avere accezioni non comprensibili o di difficile razionalità in un contesto conflittuale. In una contrapposizione su due rive opposte prive di ponti (o a ponti crollati), le parole potrebbero non raggiungere lo scopo, essere fraintese in base a percepiti differenti e, nel concreto, ottenere un effetto distorto.

Fornire per 60 giorni consigli a persone sorde o che, peggio, dicono "Grazie del consiglio, ho capito e condivido la tua posizione", ma che poi agiscono in maniera diametralmente opposta, ci fanno perdere la voglia di parlare, e anzi di pronunciare ad alta voce interna in dialetto veneto "fai quello che vuoi" (detto in una sola parola vernacolare all'imperativo presente con pronome).

A volte mettere un punto nella propria vita assicura una linearità di pensiero nel fuoco di sbarramento verso le parole inutili.
Punto. Punto e virgola. Due punti, che non siamo provinciali, come diceva Totò.
 
Questo è il tema del 20° e ultimo de "I varchi di Gazughi", con cui si chiude questa esperienza da post (sono terminati, non incrementabili, ma probabilmente riusciremo a raccoglierli in un volume che stiamo preparando per il SymposiUM).

Permettetemi di rivolgere un pensiero di riconoscenza per l'ospitalità (anche su Instagram) agli amici di UniSTUD, a tutti coloro che hanno contribuito con suggerimenti, migliorie e adattamenti al vissuto particolare di ciascuno, sia nel personale sia nel professionale.
 
 
19 CHI È CAPACE DI FATTI USA POCHE PAROLE
 
 
 
Le parole segnalano spesso la realtà dell'anima. Troppe parole, tanta enfasi verbale, senza l'accompagnamento di azioni concrete altro non fa che vanificare e rendere ridicole tutte le sillabe che si rincorrono per dare enfasi a una cosa che non c'è.
E sono in tanti a parlare senza dire nulla o a trincerarsi dietro un'impossibilità di far combaciare pensiero e azione. Non è meglio il silenzio?
Questo varco si intergra con il Varco n. 1 e il Varco n. 15.
 
 
18. LA ZONA DI SCONFORTO
 
 
 
 
Se le condizioni che hanno portato a una decisione non cambiano, la decisione continuerà a essere uguale.
Ci sono persone che, dopo mesi di inazione, ripropongono le stesse procedure, le stesse azioni, i medesimi processi, senza cambiare una virgola del fallimento. Bisogna liberarsene velocemente prima di entrare in una "zona di sconforto".
 
 

17. BEVIAMOCI UNA BIRRA CON LEGGEREZZA: TEORIA DI AISBERGER
 
 

Ci sono persone perennemente ingroppate su di sé, immusonite all'alba e a muso duro al tramonto.
Certo che la vita è complicata, ma questo non ci impedisce di affrontarla con un sorriso alla faccia della giornata storta. Cerchiamo di trovare sempre il tempo per una buona birra in buona compagnia.
Avete cercato Aisberger? Non esiste e non parla della birra (provate, senza alcool, con "Teorema di Ginsberg"), ma è il soprannome antico di Gazughi.
 
 
16. IL TEMPO PER DECIDERE
 
 
 
Naturale sequenza del varco precedente (n. 15), indica che, dopo aver deciso, bisogna agire con concretezza e con pragmatismo.
Infatti, l'esitazione nell'attuare una decisione sarà fatale per il successo, al punto che decidere e non agire rappresenta l'indecisione più subdola: ti porta a credere di aver deciso quando in realtà ci si trova nelle sabbie mobili dell'immobilismo.
 
 
 
15. LA SCELTA DI NON SCEGLIERE
 
 
Il mondo è zeppo di persone indecise, che rimandano appuntamenti con il bivio nell'inconsapevolezza che la peggiore tra le scelte è proprio quella di non scegliere. 
 
 
 
 
14. IL SORRISO APRE MONDI
 
 
Non ci sono mondi che il sorriso non possa aprire.
E quando la persona cara ti sorride tutto intorno assume un'importanza infinitamente più piccola.
 
 
13. INDIETRO
 

Rimuginare le solite cose con la stessa prospettiva le fa vedere ancora uguali a prima. Il tempo, infatti, genera distanza tra noi e ciò che abbiamo vissuto, siamo stati o abbiamo percepito.
Alla resa dei conti, siamo anche le difficoltà che siamo stati in grado di lasciarci alle spalle.
 
 
 
12. LE CREPE CHE NON SI VEDONO
 

Anche le muraglie hanno crepe che non si vedono.
Così sono i forti nel trattenere il dolore per nasconderlo a chi non lo vuole vedere, anche quando è in grado di scavare tmesi dell'anima.
 
 
11. LA CONDIVISIONE È POESIA
 
 
Come sosteneva Freud, "La condivisione è poesia nella prosa della vita". E, aggiungiamo noi, in rima baciata.
Non importa tra chi e con chi e con quale genere. L'importante è trovare la linea che serve a unire nell'osmosi della condivisione, non a dividere.